L’eccidio delle fosse Ardeatine, avviene a Roma, il 24 marzo del 1944. 335 uomini vengono giustiziati dai nazisti- ciascuna vittima, viene uccisa con un colpo alla testa, dall’esercito tedesco, a seguito di un attacco partigiano, avvenuto in Via Rasella.
Di questo massacro, molto si è detto, ma da poche settimane è uscito un libro intitolato: “Le vite spezzate delle fosse Ardeatine”, scritto a quattro mani dagli storici e giornalisti -membri dell’Istituto romano per la storia d’Italia del fascismo alla Resistenza-, Mario Avagliano e Marco Palmieri, nel quale viene raccontata, attraverso una minuziosa e attenta ricerca, la vita di tutte le vittime di quel 24 marzo 1944; molti erano ebrei, altri militari, alcuni erano prigionieri fascisti, altri ancora, ignari cittadini giustiziati dal periodo dell’odio per eccellenza. Mario Avagliano e Marco Palmieri, tra le pagine del libro, fanno rivivere il ricordo di uomini che sono stati giustiziati, attraverso minuziose ed attente ricerche negli archivi, da parte dei due autori e dai ricordi dei figli e di chi, a distanza di 80 anni, ha nel cuore e nella mente, gli ultimi istanti di vita di quelle 335 persone, ammazzate senza pietà, come nel caso del tenore Nicola Ugo Stame, la cui figlia Rosetta ricorda le ultime ore del padre, rinchiuso nel carcere di Regina Coeli, quando alla domanda del perché fosse in quel terribile posto, il padre le risponde “Vedi, bambina mia, io sto qui perché tutti i bambini come te, possano vivere in un mondo libero e giusto”. E nell’ultimo messaggio di amore, di Nicola Ugo Stame, nelle poche ore che precedono la morte del tenore, il senso di giustizia e di speranza per un futuro migliore, riecheggiano come quei 335 colpi di pistola dei nazisti, nella descrizione di chi, nonostante la violenza dei tedeschi, ha voluto credere nei proprio ideali, oltre la morte.